Non si può dire che il nostro sia stato un colpo di fulmine. Lo definirei semmai un colpo... .al cuore.
Di mestiere faccio la fisioterapista e l’ho conosciuto al lavoro. Si chiamava Ennio.
Un inizio quasi banale per un amore.
Ma io avevo 44 anni e lui 10 mesi.
Non poteva durare.
Nel mezzo di un gelido inverno, per dirla alla Peaky Blinders, esco di casa una mattina per andare al lavoro. Sono tornata la sera prima da una vacanza, durante la quale sono stata cosi bene, che mi costa parecchia fatica rientrare nel quotidiano.
Mi sento come una di quelle tende della Quechua che fece tanto scalpore quando uscì sul mercato. Chi non ricorda la pubblicità in cui veniva lanciata in aria e magicamente si apriva in volo?
Un amico ne comprò una, ma la prima volta che la usammo non riuscì a rinfilarla nell'involucro e tornammo a casa stipandola ancora mezza aperta sui sedili posteriori dell'auto!
Eccomi stamattina. Sono come lei. Occupo più della metà dell'abitacolo della mia vita con la voglia di ripartire subito e non c'è verso di ripiegarmi per rimettermi nella custodia.
Quest'estate ho vissuto un'esperienza illuminante. E no no, non è avvenuta durante un soggiorno in un ashram in India, bensì nel corso di un "banale" week end al mare! Tre semplici giorni con la mia amica Vanessa e la sua cagnolina, una cucciola di pastore che si chiama Polpetta.
"Patrimonio abbandonato" è il titolo di uno splendido libro fotografico di Roman Robroek.
Da quando me l'hanno regalato vive, aperto a caso, sul tavolino della mia sala.
Ogni pagina onora la bellezza degli edifici storici che vi sono fotografati.
Luoghi polverosi e in rovina, che la natura si è ripresa dopo anni di abbandono.
Dimenticati e non per questo meno affascinanti.
Posti che non andrei a visitare ma che catturano la mia immaginazione per il loro carattere onirico.
Roba da Scorpioni insomma!
."La mappa non è il territorio"
Questo è uno dei presupposti della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e vuol dire che il territorio, cioè la realtà che ci circonda, è qualcosa di differente dalla mappa, cioè dal modo in cui ognuno di noi la interpreta, in base alle proprie convinzioni, esperienze e schemi mentali.
Praticamente significa che non c'è un'unica realtà ma ci sono innumerevoli mappe e ciascuno si costruisce la sua.
La prima volta che ho sentito pronunciare questa frase mi è sembrato di ascoltare un messaggio in codice di cui non possedevo la chiave. Quasi un gioco di parole.
Nel corso degli anni però ho avuto modo di comprenderne il senso.
Ultimamente ripenso spesso a questo principio, perché la mia mappa sta andando a farsi friggere.
Io mi sono innamorata.
Di un libro.
Eh oooh..
S'intitola "La polvere del mondo".
L'autore, Nicolas Bouvier, nel '53, all'età di 24 anni, parte da Ginevra a bordo di una Fiat Topolino, raggiunge a Belgrado il suo amico pittore Thierry Vernet e insieme affrontano il viaggio verso Samarcanda.
Mi sono innamorata di come scrive, del suo sguardo capace di sostare sui piccoli dettagli senza perdere l'orizzonte, della poesia di certe immagini, del coraggio di partire all'avventura nel tempo prima di internet e del cellulare. Mi sono innamorata del mondo che racconta e anche della polvere.
Ma la cosa buffa è che lo seguo su maps!
Cosi, dopo i Balcani e l'Anatolia, adesso (io, Nicolas e il suo amico) siamo arrivati a Teheran ed è primavera.
Per uno strano caso del destino è primavera anche in questo piano di realtà e ciò rende tutto molto confuso.
Nei foglietti illustrativi dei farmaci sono descritte col nome di "effetti collaterali", tutte quelle reazioni non previste o non desiderate, e non per forza nocive, che potrebbero presentarsi dopo averli assunti.
Mi sono chiesta tante volte se succeda la stessa cosa anche nella vita.
Sappiamo che ogni nostra azione ha una conseguenza ma esistono pure gli effetti collaterali?
© 2023 Freeda