."La mappa non è il territorio"

Questo è uno dei presupposti della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e vuol dire che il territorio, cioè la realtà che ci circonda, è qualcosa di differente dalla mappa, cioè dal modo in cui ognuno di noi la interpreta, in base alle proprie convinzioni, esperienze e schemi mentali.
Praticamente significa che non c'è un'unica realtà ma ci sono innumerevoli mappe e ciascuno si costruisce la sua.

La prima volta che ho sentito pronunciare questa frase mi è sembrato di ascoltare un messaggio in codice di cui non possedevo la chiave. Quasi un gioco di parole.
Nel corso degli anni però ho avuto modo di comprenderne il senso.

Ultimamente ripenso spesso a questo principio, perché la mia mappa sta andando a farsi friggere.

Nel tempo è normale cambiare i nostri punti di riferimento: le persone che sentivamo vicine possono non esserlo più e le situazioni che viviamo si trasformano di continuo.
Lo sappiamo tutti. Succede.
In questi casi io, come una topografa provetta, modifico diligentemente la piantina della mia vita cancellando una cosa e/o disegnandone un'altra.

Celentano cantava:
"Là dove c'era l'erba ora c'è
Una città
E quella casa in mezzo al verde ormai
Dove sarà"

Ecco: dove sarà????
La rivoglio.

Attualmente è tutto così veloce che appena finisco di fare una correzione è già il momento di una nuova revisione... uffff! Cosi la mia cartina si è riempita di cancellature e sbianchettamenti, al punto che non si capisce nulla e non mi so più orientare.

Mi sento persa.

Anni fa mi sono persa davvero. Anzi ci siamo persi. Eravamo in due.
Io e un amico stavamo facendo un trekking sui monti del Cilento. Avevamo già camminato un bel po', quando, per tornare indietro, decidemmo di prendere (quella che pensavamo fosse) una scorciatoia.
Ad un certo punto il sentiero finì (senza avvertirci) in mezzo al bosco e noi non sapevamo più da che parte andare.
Lui era una guida escursionistica. Io potevo solo rifarmi al Manuale delle Giovani Marmotte ricevuto in regalo da bambina, quando sognavo una vita avventurosa, ignara che l'avrei avuta e che ben altri manuali mi sarebbero serviti...
Insomma il mio amico prese il comando e io gli giurai fedeltà. Lo avrei seguito ovunque pur di ritrovare la strada.
Salimmo e scendemmo senza successo più volte mentre il pomeriggio si trasformava in sera, ma niente aperitivo per noi. Anzi forse niente cena. Anzi forse niente proprio, perché, anche se fossimo sopravvissuti al temporale che si stava avvicinando con grande spreco di lampi e tuoni, saremmo morti di sicuro nella notte, sbranati da qualche animale feroce.
Chi non conosce i famosi animali feroci del Cilento....!!
Mettemmo in una busta i cellulari (che tanto col cavolo che prendevano), stipandola in fondo ad uno dei nostri zaini, nel tentativo di proteggerli dalla pioggia imminente, poi provammo a prendere una nuova direzione.
Lui pareva tranquillo. Io ero troppo occupata a non perderlo di vista, a non pensare a che tipo di serpenti avrei potuto pestare quando i miei piedi scomparivano nel fittissimo sottobosco, a dove avrei messo le mani per arrampicarmi, a chi avrebbe avvisato i miei figli che la loro madre (invece di prendere il sole comodamente sdraiata su un lettino in spiaggia) era scomparsa nella selva.
Dicevo, ero così occupata che procedevo senza un lamento e se il mio amico si girava per chiedermi: "Tutto bene?", io, falsissima, rispondevo pure di sì.
Concentrati a captare ogni minimo rumore sentimmo in lontananza delle voci, cercammo di raggiungerle e finalmente sbucammo in un sentiero, diverso da quello che avevamo fatto all'andata, ma pur sempre un sentiero che ci permise di tornare alla macchina.

Lui aveva mantenuto la calma e io una certa dignità, svanita rovinosamente sul finale, quando mi sono tradita, rilasciando le emozioni precedentemente stipate coi cellulari in fondo allo zaino.
Ridevo e piangevo.
Eh oh mica tutti lo sanno fare contemporaneamente!

A volte nel disorientamento affiniamo i nostri sensi, siamo più attenti e il non sapere che fare ci apre a possibili strade che non avevamo considerato.
Si ma stavolta, qui nel presente, non c'è nessuna guida escursionistica da seguire, nessun salvatore con me.
Sono sola.

Se, come abbiamo detto, la mappa non è il territorio, potrei quindi accartocciare la mia, ormai inutilizzabile, buttarla e crearne una tutta nuova!
Mentre rifletto sulle mie metafore cartografiche ho un'illuminazione. Mi viene in mente che Tezla mi dice spesso che sono una donna "auto-orientante" e lo riconosco a me stessa. È vero.

Chissenefrega allora della mappa, chissenefrega del territorio! Forse l'importante è semplicemente stare in contatto con questa competenza: la capacità di "essere bussola".
Alla fin fine posso anche perdermi se tanto sono io la bussola della mia vita!


In ogni caso, per sicurezza, ne ho comprata una.

 

 

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