La stanza degli ospiti


Ho creato questo spazio per gli amici
che con i loro racconti passano di qui...

 

 <<Su, torna alle tue stanze e pensa allʼopere tue,
telaio e fuso; e alle ancelle comanda
di badare al lavoro; allʼarco penseran gli uomini
tutti, e io sopra di loro; mio qui in casa è il comando>>
Eʼ il libro I dellʼOdissea, versi 352- 359, questo è Telemaco che, praticamente col latte ancora alla bocca, si rivolge alla madre Penelope, una vera regina, con parole presuntuose e arroganti, parole da maschio. Io sono Sonia, e quando ho letto per la prima volta questo passaggio intorno ai 15-16 anni, ho pensato: “Se un giorno avrò un figlio, ci provasse a parlarmi così che glielo faccio vedere!!!”.


Quel giorno è arrivato e io ho incassato il colpo. Ma la storia, non finisce qui. Mi prendo questo spazio per condividere una riflessione con me stessa, magari trovo qualcuna nella mia stessa condizione.
Partiamo da Penelope per arrivare ai giorni dʼoggi.
Partiamo dai fondamentali, quelli del mito, per arrivare ai particolari, quelli della nostra vita.
Penelope, regina, degna di molta autorità, non dispone della libertà del suo canto, un canto che è politico; i suoi diritti sono limitatissimi. Il figlio la rimanda alle ciarle domestiche, alle chiacchiere con le altre donne, quel famoso taglia e cuci, fai la tela, disfa la tela. Eʼ terribile. Nessuno a scuola ci insegna mai il vero motivo della tessitura di Penelope: la messa a fuoco di una lungimirante visione politica. Basta anche con la retorica della fedeltà. Eʼ Telemaco che tradisce lʼintelligenza della madre e impone che prendere decisioni sia un suo privilegio. E basta anche con la morale del pater familias, ha rovinato il diritto civile e la logica imprenditoriale. Queste prime parole con cui Omero fonda la culla della civiltà occidentale fanno schifo e sono la dimostrazione convincente che proprio sin dallʼinizio, le voci delle donne non hanno mai risuonato nella sfera pubblica.
Peggio ancora, Telemaco, per queste sue uscitine dʼingegno è ritenuto un uomo, cresciuto e responsabile. Ha imparato ad assumere il controllo del discorso pubblico, impedendo all'altro sesso di prendervi parte. Bravino.
Tutti i giorni sento almeno una donna rivolgersi a qualche adolescente maschio e dire “sei diventato un uomo ormai”. Vorrei sbranarle vive per la tossicità che continuano a covare dentro se stesse, e dentro i veri incubatori di patriarcato che sono le scuole e le famiglie alla cui cura ancillare esse stesse sono preposte con la benedizione di tutti.
Ho combattuto questa dinamica da dentro il sistema, rivoltando la mia vita mille e mille volte, certa che i miei figli non avrebbero mai introiettato questo virus mortifero. Invece adesso ho 48 anni, mi sono riprodotta 4 volte e il cosìdetto primogenito è capace di dirmi tu che ne sai, solo perché sono una donna. Non ce lʼho fatta.
Ho peccato di presunzione, ho pensato che avrei saputo insegnare a trasgredire la regola, invece ne sono letteralmente sovrastata. Mi rimangono solo i miei residuali spazi di creazione di utopie e distopie. Le distopie al momento sono quelle che mi piacciono di più. Genero mostri bellissimi.
Mi sento forte, però, sono salva dallʼipocrisia delle benpensanti. Può bastare. Qualcuna si deve pur prendere lʼincomodo delle posizioni estreme. Io sono molto abile in questo, assumo certe posture, certe pose! Mi sbilancio sempre, molti ne ridono, gli uomini mi ascoltano e ridono.
Un giorno me ne arriverà una sorta di lucidità, una chiarezza rigorosa. Pe ora mi ripeto spesso che lʼimportante è capirsi da sola e non tradirsi mai. Valerie Solanas aiutami tu, qui lo dico e non lo nego, la maschilità è una tara e i maschi sono emotivamente storpi.
E poiché non esiste aspetto di questa società che abbia la minima rilevanza per le donne, alle femmine dotate di senso civico, responsabili e avventurose non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire lʼautomazione completa e distruggere il sesso maschile.
Non sto delirando, è il manifesto SCUM, una miniera che tengo vicino allʼOdissea nella mia libreria!
Eʼ un esercizio di resistenza pura, un allenamento per il cervello, una pratica radicale necessaria come lʼossigeno, mi abitua a generare pensiero divergente, a ribaltare tutto quando serve, è una delle sperimentazioni che mi piace fare, una esperienza necessaria che con tutte le forze difendo.
Io vado a fare la tela, ragazze, spero di non trovarmi da sola.