La stanza degli ospiti


Ho creato questo spazio per gli amici
che con i loro racconti passano di qui...

A seconda della coincidenza astrale dell’antico calendario chiamato Moha Sangkran, in Cambogia, intorno alla metà di aprile ogni anno si festeggia il Capodanno Khmer.
Il popolo khmer si ferma, festeggia, si riposa e rende onore agli Dei.

In questo bar il bagno è estremamente sporco.
La porta è incrostata. Sulla turca c'è una melma che fa temere la possibilità di scivolarci dentro, lo sciacquone è un secchiello riempito con l'acqua di un rubinetto montato ad altezza caviglia, da lasciar pieno per l'avventore che viene dopo di te.
Siamo fermi in questo paese perché le strade del passo che sta sulle cime dell'Atlante sono sotto una copiosa nevicata, è già la seconda strada che tentiamo, ed anche in questa occasione siamo piombati in una coda di mezzi tra i quali indistintamente camion, carretti, veicoli sgangherati e rimaneggiati, motociclette vintage, tutti bloccati.
Non resta che aspettare.

G. è la mia parte saggia, il mio spirito eterno che mi osserva imparare cose in questo viaggio terreno, mi vede prendere grandi facciate e gioire di piccoli o grandi enti. È il mio angelo custode che ride di me quando vede il mio ego gonfiarsi come un pallone e credersi chissà chi. Essendo così saggia e paziente, mi rivolgo a lei soprattutto quando vado in crisi e non so più chi-cosa-come-perché. Spesso mi risponde. Ecco quindi le mie ultime paturnie in una lettera aperta a lei rivolta.

 

 

 

Il verde per far le montagne
per colorare allegre campagne
Il giallo si fa per il sole
che è fonte di luce e calore

Il blu per il mare profondo
Io sogno la pace nel mondo

Quando iniziamo l'esercizio e ci danno come consegna "scegliete i fili colorati sul tavolo e date loro un significato" penso subito a questa canzone, imparata quando avevo 8 anni durante un oratorio feriale e nello scrivere le mie associazioni riprendo in modo automatico lo stesso stile.

 

 <<Su, torna alle tue stanze e pensa allʼopere tue,
telaio e fuso; e alle ancelle comanda
di badare al lavoro; allʼarco penseran gli uomini
tutti, e io sopra di loro; mio qui in casa è il comando>>
Eʼ il libro I dellʼOdissea, versi 352- 359, questo è Telemaco che, praticamente col latte ancora alla bocca, si rivolge alla madre Penelope, una vera regina, con parole presuntuose e arroganti, parole da maschio. Io sono Sonia, e quando ho letto per la prima volta questo passaggio intorno ai 15-16 anni, ho pensato: “Se un giorno avrò un figlio, ci provasse a parlarmi così che glielo faccio vedere!!!”.