La stanza degli ospiti


Ho creato questo spazio per gli amici
che con i loro racconti passano di qui...

 

     

 

In un grande regno dell'Antica Grecia viveva, un tempo, una guerriera bellissima che aveva un'unica figlia.
Il re, dopo averla notata durante le celebrazioni agli dèi, si innamorò follemente di lei e le chiese di sposarlo. Ma la donna, nonostante le offerte di ricchezze e potere, non ne voleva proprio sapere di matrimoni, preferendo occuparsi dell'allenamento della figlia, Persea, e dedicare la sua vita alla Dea.


Il tiranno, allora, fece chiamare Persea e le ordinò di partire e portargli la testa dell'orribile mostro chiamato Medusa, un essere che aveva serpenti al posto dei capelli ed era in grado di pietrificare un uomo con un solo sguardo.
La giovane sapeva che il re voleva allontanarla per poter insidiare indisturbato la madre, ma la legge la costringeva ad ubbidire. Si rassegnò così a prepararsi per quel compito impossibile.
Gli dèi, mossi a compassione, decisero di aiutarla, e le fecero dono di uno scudo lucido come uno specchio per riflettere lo sguardo di Medusa e di calzari alati per correre veloce come il vento.
Bardata di tutto punto, la giovane usò i calzari per raggiungere in poco tempo le montagne, nelle cui grotte viveva il terribile mostro. Trovò facilmente il posto, poiché all'esterno giacevano le figure pietrificate delle donne e degli uomini che l'avevano preceduta.
Facendosi coraggio come meglio poté, Persea entrò nella caverna tenendo con una mano lo scudo davanti agli occhi e brandendo la spada con l'altra.
Una voce suadente l'apostrofò: "Cosa fai, sciocca ragazzina? Pensi davvero che mi basti guardare un essere umano per tramutarlo in una statua? Puah! Stupide superstizioni di contadini ignoranti!". 
Persea, sconcertata, gridò: "Il re mi ha inviata ad ucciderti e a portargli la tua testa, mostro! Preparati a morire, perché gli dèi sono al mio fianco!".
"E perché non ci sono qui loro a combattermi? Quei debosciati occupati solo a bere ambrosia e mettere zizzania tra la povera gente!", replicò la voce. "Chiediti, piuttosto, perché il tiranno mi vuole morta. Io sono l'unico ostacolo tra lui e questo bosco sacro. Ormai passo il tempo a lanciare dardi pietrificanti a tutti coloro che tentano l'impresa di uccidermi. Se non avessi stuzzicato il mio interesse, ragazza, ti avrei già uccisa. Guardami, ora. Non ti succederà niente, te lo prometto". 
Ancora titubante, la giovane abbassò di poco lo scudo e osservò la creatura tenendo gli occhi socchiusi. Davanti a lei stava una donna, i cui occhi gialli da rettile e i lunghi capelli fluttuanti come animati di vita propria, erano gli unici indizi del fatto che si trovasse di fronte a un essere ultraterreno. Si accorse di non essersi tramutata in pietra, e decise quindi di abbassare del tutto lo scudo.
"Se dici il vero, perché allora gli dèi mi hanno aiutata?".
"Oh, i tuoi giovani ubriaconi celesti non hanno potere su di me, perché io sono la Grande Madre, antica quanto il tempo. Essi desiderano il bosco sacro per diventare gli dèi più potenti della Terra. Hanno stretto un patto col tuo re, promettendogli la legna di questi alberi per costruire navi potenti che lo renderanno un grande conquistatore. In cambio il tiranno distruggerà i boschi sacri di ogni luogo conquistato, e vi costruirà magnifici templi, nel tentativo di cancellare la memoria della Dea Primigenia".
Con gli occhi lucidi, Persea si rese conto di trovarsi al cospetto della Grande Dea di cui le raccontava sempre sua madre. Colei che aveva generato il mondo e tutto ciò che lo abitava. Colei i cui figli avidi e guerrafondai avevano spodestato, alleandosi con gli uomini.
Allora, la giovane prese una grossa pietra e la infilò in un sacco. Poi mise al corrente Medusa di ciò che avrebbe fatto.

Tornata a palazzo con due lunghi balzi delle calzature magiche, Persea si presentò al tiranno, che fu sinceramente sorpreso di vederla sana e salva.
"Mio sovrano", disse la ragazza. "Mi hai chiesto la testa del mostro e io te l'ho portata!".
Afferrata la sacca con entrambe le mani, la fece roteare nell'aria e la lanciò contro il re, che cadde morto sul colpo. Con un balzo repentino, Persea gli fu addosso e gli mozzò di netto il capo tra lo sgomento delle guardie e dei dignitari.
Tenendolo per i capelli, lo mostrò ai presenti e gridò: "Ecco davanti a voi il traditore! Colui che voleva distruggere il bosco sacro e condannare il mondo alla guerra per soddisfare la sua brama di potere!".
Poi, gettata la testa in un braciere, annunciò: "Secondo la legge, poiché ho ucciso il sovrano di queste terre, sono destinata a prendere il suo posto. Grazie alla benevolenza della Grande Madre e al potere dei suoi dardi, sarò in grado di portare sicurezza, benessere e pace al mio popolo. La Dea Primigenia sta tornando! Accogliamola con una grande festa!".

 

Questo racconto è tratto dal libro "Echi dalle ceneri" di Alessandra Pi e Simona Cordara