Da poco ho una nuova macchina.
Automobile dalle sorprendenti potenzialità, è stata capace di farmi "viaggiare" ben prima di comprarla, trasportandomi indietro nel tempo.

C'è da dire che ho un'interessante relazione simbolica con le mie macchine. Me ne sono accorta, ad un certo punto, notando alcune strane connessioni.
La batteria si scaricava, e rimanevo a piedi, proprio quando mi sentivo al culmine di un periodo di intenso impegno energetico e avrei tanto voluto riposarmi?
Si accendeva la spia che segnalava un problema di flusso, proprio quando i miei pensieri o le mie emozioni erano ingarbugliate?
Come si potevano ignorare tali allineamenti?
Nel corso del tempo la mia metacognizione si è affinata e quando, circa un anno e mezzo fa, l'auto che avevo è morta, memore che la precedente mi aveva abbandonato sulla soglia del divorzio, ho compreso di essere di fronte ad una possibile nuova trasformazione e di non averne alcunissima voglia.

Li per lì, dal punto di vista pratico, la faccenda mi è parsa meno grave del previsto perché, qualche giorno dopo l'evento, ci siamo fermati tutti a causa del lockdown.
Le mie risorse economiche erano assolutamente impreparate ad affrontare questa situazione ma, forte del fatto che nessuno si poteva più muovere da casa, ho rimandato con scioltezza la decisione di comprarne una nuova.
Non dovendo risolvere nell'immediato la questione, ho avuto tutto il tempo di gigioneggiare di fronte all'ostacolo di non avere soldi, di sostare nello spazio liminale tra un prima e un dopo, di fantasticare soluzioni alternative all'acquisto ed è finita che ho avuto la brillante idea di chiedere ai miei genitori di poter prendere in prestito per un periodo una delle loro due auto.
Credevo fosse una genialata, invece mi sono ritrovata a fare i conti con le dinamiche della mia famiglia di origine (con me dentro fino al collo).
Non è che non le conoscessi eh, ma è stato come un "aggiornamento di sistema" diciamo!

Intorno all'utilizzo dell'auto si spalancavano tante finestre temporali, tutte contemporaneamente, come un condominio in piena estate...solo che il condominio ero io.
Passavo da richieste infantili di essere vista: "Sono anch'io tua figlia", a ribellioni adolescenziali: "Basta! La macchina oggi la prendo io!", a mediazioni adulte :"Via, ognuno dica le sue esigenze e mettiamoci d'accordo".
Certi momenti avevo 3 anni, altri mi sentivo nel pieno possesso della mia età anagrafica, altri ancora avevo quella dei miei figli.

Un giorno, finalmente, ho smesso.
Ho smesso di pensare che fosse più costoso comprare una macchina nuova che vivere tutto ciò e qualche settimana fa l'ho acquistata.
Mi ci sono voluti ben 18 mesi per partorire questa decisione. Una gestazione durata quanto quella della femmina di rinoceronte, tra le più lunghe in natura....

A volte, come in questo caso, tra noi e una scelta, si frappongono degli impedimenti. Inizialmente magari sono ostacoli esterni, che poi pero' diventano interni e ci confondono.
Spesso, tali intralci, costituiscono un ingrediente fondamentale delle storie di crescita, perché ci stimolano a tirar fuori le nostre risorse e si trasformano in occasioni per sperimentare vie, che altrimenti non avremmo percorso.
Ad esempio per me, l'ostacolo delle finanze, è stato una vera AUTO-trappola che mi ha spinto a tornare sui miei passi. Rivivere certe cose con una maggiore esperienza, mi ha aiutato a guardare la realtà così com'è, rivalutandola.

Altre volte invece, proprio quando siamo in difficoltà di fronte ad una scelta, avviene qualcosa che ci sostiene, come mi è successo anni fa,  grazie ad un incontro inaspettato.

È gennaio e sono in treno. Fa buio presto e fuori è già notte. Ad una stazione sale sul mio vagone un uomo. È un barbone, grasso e zoppo. Si sposta con due stampelle sbattendo sui sedili.
Lo vedo avanzare e abbasso la testa come a scuola, quando il professore scorreva il registro per decidere chi interrogare e tu pregavi che non scegliesse te.
Invece si siede proprio di fronte.
Che sfiga uff!
Invade lo spazio col suo corpo e le stampelle, mentre io mi concentro, senza riuscirci veramente, sul libro che ho in mano.
Poi di colpo mi rivolge la parola.
Il mio cuore fa bum bum.
Chiede: "Secondo te in che direzione va questo treno?".
Io, spiazzata dalla domanda apparentemente idiota, rispondo: "Da quella", indicando davanti a me, cioè alle sue spalle.
Lui continua: "E se ti vieni a sedere al mio posto, in che direzione va il treno?".
"Sempre in quella" dico con un filo di voce.
"Anche se guardi indietro il treno va avanti" chiude lui come fosse un oracolo.
Proprio in quei giorni io stavo decidendo di separarmi da mio marito.

Siamo viaggiatori.
Avanziamo credendo che il nostro ieri sia alle spalle e il domani davanti e in un certo senso è così, ma l'andamento non è lineare. In certe fasi ci sembra circolare, un ciclo si apre e poi si chiude, in altre ci pare proprio di essere come un criceto sulla ruota e di girare in tondo, ripetendoci.
Se riuscissimo a variare la prospettiva con cui guardiamo le nostre storie avremmo la percezione del procedere a spirale, nel quale nessun tempo è tempo perso.

 

"Il tempo presente e il tempo passato
Sono forse entrambi presenti nel tempo futuro,
E il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
Tutto il tempo è irredimibile.
Quanto avrebbe potuto essere è un’astrazione
Che rimane una possibilità perpetua
Solo in un mondo di ipotesi.
Quanto avrebbe potuto essere e quanto è stato
Convergono a un unico fine, che è sempre presente.

Passi echeggiano nella memoria
lungo la via che non abbiamo preso
verso la porta che non abbiamo aperto
per entrare nel roseto. Le mie parole echeggiano
così, nella tua mente.
Ma a che scopo
turbare la polvere su una ciotola di petali di rosa
io non so."

Da "Quattro quartetti" di T.S.Eliot

 

 

 

 

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