Io e la mia amica Tereza abbiamo immaginato per mesi modi pratici e anche un po' magici per lavorare sui confini.
A ripensarci adesso credo che io e la mia amica Tereza faremmo bene a dedicarci all'uncinetto.....

Persuase dalle nostre difficolta' personali a delimitare gli spazi nelle relazioni, abbiamo convinto Ester ad aiutarci. Noi volevamo costruire un muro e chi meglio di lei, che ha un'impresa di edilizia non convenzionale, poteva darci una mano a realizzare il nostro progetto?
Sarebbe stato un atto simbolico, una specie di rito per renderci consapevoli di essere in grado di stabilire dei limiti laddove non eravamo ancora riuscite.
Ester aveva colluso con questa follia promettendo di aiutarci.

Avevamo trovato un posto all'aperto e ci saremmo dovute incontrare un pomeriggio di fine febbraio per reperire insieme il materiale, tutto naturale s'intende. Integraliste della sostenibilità anche nel delirio!
Cominciò a piovere qualche giorno prima. Dovevamo sospettarlo che gli astri non erano a favore....
Anche il giorno dell'appuntamento pioveva, per cui decidemmo di rimandare alla settimana successiva ma la settimana successiva l'Italia si fermò.
Ora, anche ammettendo che la faccenda di costruire un muro fosse una cazzata, trovo che la reazione dell'Universo sia stata veramente eccessiva.
Ma che si fa così?
Tre amiche non fanno in tempo a pensare di voler trasformare i propri rapporti con i confini attraverso un'esperienza concreta e lui subito fa scoppiare una pandemia!!
Non voglio certo dire di sentirmi responsabile, ma dopo che mia figlia, per un esame all'Università, presentò una tesina dove metteva in relazione la crisi della sua famiglia con la crisi economica mondiale, un fugace pensiero ce l'ho avuto.

Non si sa quante volte, con le altre due protagoniste di questa storia, abbiamo parlato di desideri e di come sia fondamentale essere precise nella loro formulazione per non incorrere in spiacevoli realizzazioni degli stessi!
E niente. Per la serie "bene ma non benissimo", durante questi mesi di quarantena, il nostro generico "lavorare sui confini" ci ha portato a sperimentare declinazioni di limiti mai lontanamente immaginate. Isolamento, distanziamento sociale, guanti, mascherine e soprattutto muri. I muri delle nostre case da cui non potevamo uscire se non per comprovati motivi.
Gli spazi erano delimitatissimi. Niente da dire!
Non è per nulla facile sapere quello che si vuole davvero.

Con la prima "riapertura", quando si potevano fare di nuovo le passeggiate, sono riuscita a incontrare più volte Ester e Giulia, un'altra amica. Entrambe abitano a pochissimi km da me ma le loro case sono comunque in un'altra regione. Vogliosa di riappropriarmi dei miei affetti avevo studiato i confini su maps e trovato un punto di contatto possibile.
Ci davamo appuntamento nel luogo prescelto e poi camminavamo insieme, a distanza di sicurezza, su uno stradello in mezzo ai campi di orzo che sforava ora di qualche metro in una regione, ora di qualche metro nell'altra. Una specie di danza in cui per qualche minuto ero illegale io e per qualche minuto loro.
La prima volta che ci siamo trovate Giulia si era presentata con un cestino di vimini per raccogliere erbe spontane lungo il cammino. Ci eravamo dispiaciute molto di questo limite regionale che ci impediva di stare insieme nonostante la vicinanza ma quel pomeriggio tornammo indietro con rinnovate consapevolezze.
Giulia, esperta in materia, ci aveva ricordato di come le zone di margine in permacultura fossero molto importanti, perché è proprio lì che avvengono gli scambi e il terreno assume più nutrienti. Anche per gli esseri umani succede la stessa cosa. Dove ci sono i confini tra regioni o nazioni c'è un'interculturalità che va ad arricchire entrambe le parti.

Ad un certo punto di maggio i miei figli sono riusciti a tornare a casa per qualche giorno ma, per una serie di motivi, non si sono visti. Prima è arrivata lei e poi, appena ripartita, è arrivato lui.
Quando l'ho raccontato, Tereza, che nel frattempo ha davvero comprato un uncinetto, ha poeticamente commentato: "e così tu sei stata la zona di scambio dove i tuoi figli si sono incontrati o meglio dove i tuoi figli non si sono incontrati ma hanno incontrato te, il loro confine".